Il dolmen di Montalbano. La tavola dei Paladini

 

Nei pressi di Pisco Marano, piccola località tra Ostuni e Fasano, le rosse terre di Montalbano aprono il filo dell’orizzonte sulle geometrie di muretti a secco e sulle distese senza fine di ulivi, molti dei quali secolari e intonsi dalla peste rappresentata dalla Xylella.

 

Qui, a pochi passi dalla Masseria Ottava Piccola, una delizia per i veri ghiottoni, vale la pena concedersi un breve vagabondaggio alla ricerca di un’antica testimonianza, che i vecchi del luogo ritengono essere una porta d’accesso al mondo degli spiriti della Natura, abitato da fate, gnomi e folletti di varia natura. Altri racconti, invece, ricordano l’imperatore Carlo Magno e i suoi paladini alle prese di luculliani banchetti, in seguito alle loro vittoriose battaglie sui miscredenti saraceni. In realtà, questa porta o tavola che sia non appartiene ai mondi fantastici, raccontati da Tolkien e Lewis, tanto meno trovano corrispondenza con la memoria storica sul re dei Franchi, che, peraltro, si distinse nel distruggere tutte quelle manifestazioni che sapevano di paganesimo.

 

Il protagonista di questi racconti è un monumento megalitico, la cui età, stando agli studi più recenti, dovrebbe risalire alla prima Età del Bronzo, tanto per capirci tra il 1500 e il 2000 a.C.. Il dolmen, di questo si tratta, dal bretone tavola di pietra, è un trilite, che si compone di due pietre verticali, chiamate anche ortostati, e una lastra di copertura, costituenti nel loro insieme una camera di piccole dimensioni. In origine, come buona parte di tutti i dolmen, anche quello di Montalbano era ricoperto da un cumulo di terra o di pietra, probabilmente riutilizzata ai fini edificatori, e possedeva un corridoio d’accesso, dromos, oggi scomparso. Le sue dimensioni sono contenute, rispetto ai dolmen più vicini, come il più famoso di Giovinazzo. Le lastre verticali (2,65 m. x 1,56 m., la lastra a nord; 2,94 m. x 2.13 m., la pietra a sud) e la pietra di copertura (2,20 m. x 2,13 m.) formano una cella di poco inferiore ai tre metri perimetrali.

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Sulla funzione e lo scopo dei dolmen si è parlato e non tutto è stato chiarito. Tra le molte teorie, elaborate nel corso del tempo e delle mode, si è ipotizzato un loro ruolo magico e religioso, piuttosto che un luogo privilegiato per le osservazioni astronomiche, in particolare collegato agli equinozi e solstizi; nonché una loro destinazione sepolcrale, dato il rinvenimento di alcuni corredi funerari.
La civiltà megalitica, di formazione forse pluricentrica e dotata di “una originalità e una creatività europea indipendente da influenze medio orientali” (C. Renfrew, 1972) – teoria non del tutto condivisa dagli archeologi e dagli storici -, ha lasciato numerose tracce anche in Italia, soprattutto in cinque regioni: la Val d’Aosta, Lazio, Sardegna, Puglia e Sicilia. Stando agli studi, i monumenti megalitici più antichi, collocabili all’Eneolitico, sono ubicati nelle valli valdostane e in Sardegna, mentre i più recenti, ascrivibili ai diversi periodi dell’Età del Bronzo, rappresentate dalle Culture Appenninica e di Castelluccio, sono da annoverare quelli delle rimanenti regioni italiane.

A grandi linee, in Puglia è stato possibile suddividere il fenomeno del megalitismo in tre diverse fasi storiche, per lo più rappresentate dai dolmen di Bari, Gioia del Colle, Lecce e del Salento. Alcuni studi, che sottolineano una generale tipologia megalitica omogenea, hanno rilevato delle curiose costanti, rinvenibili in questi monumenti. Oltre ad essere collocati non lontano dalla costa, le aperture sono sempre rivolte verso il mare.

Il dolmen di Montalbano, conosciuto anche con altri nomi, tra i quali il dolmen di Masseria Ottava, di Ostuni, di Fasano o dell’Angelo, deve la sua visibilità e la sua stessa sopravvivenza alle premurose cure del proprietario del fondo, in quanto privo della tutela statale. Purtroppo, il monumento presenta numerosi acciacchi, dovuti alla sua età e alle diverse azioni meteorologiche. Le tre lastre presentano delle fratture rilevanti, per quanto si sia ovviato al loro consolidamento mediante laterizi di appoggio.

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Al momento, aspettando un auspicato atto della Soprintendenza locale, rimane alla curiosità dei singoli viaggiatori l’arduo compito della sua stessa salvaguardia, con la speranza che il solito “poareto” di turno non si renda responsabile di qualche imbrattamento, magari lasciandoci la data della visita o qualche frase senza senso, cosa peraltro già avvenuta nel passato; o, peggio, si metta in testa di portarsi a casa il solito souvenirs, fracassando pezzi delle lastre.

52 commenti su “Il dolmen di Montalbano. La tavola dei Paladini

    • In effetti, il solo vederli ti lascia senza fiato, pensando alla loro storia, tuttavia molte regioni europee ne hanno di simili o addirittura uguali. La nostra Penisola, in realtà, ha avuto il dono di possedere il mondo intero, tra bellezze culturali e naturalistiche. Grazie per il commento

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  1. Speriamo che gli ottusi non scoprano questo prezioso angolo millenario e che i responsabili del territorio lo siano per la sua conservazione.

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  2. Davvero complimenti mio caro per questo post interessantissimo. Conosco molto bene la Puglia e la zona di cui parli ma mai ho sentito parlare di questo dolmen. Speriamo che la Soprintendenza locale prenda qualche provvedimento per la sua salvaguardia. Per ora ringraziamo il proprietario del fondo dove è ubicato per essersene fatto carico lui, e con tutto il cuore speriamo nelle persone intelligenti piuttosto che nei poareti che visitando luoghi importanti non fanno altro, con superficialità che imbrattarli.. Troppe volte purtroppo lo scempio su monumenti è presente. Mi auguro che gli portino rispetto in virtù di quel nome, Montalbano, tanto caro a tanta gente che segue le avventure del famoso commissario in tv. Buonanotte mio caro amico. E sempre bravo. Isabella

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    • Grazie Isabella per le tue parole, tuttavia, per quanto possa apprezzare la volontà di un proprietario, preferisco pensare che un bene pubblico, quale il dolmen, sia posto alle cure dello Stato. Un abbraccio, Marco

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      • Assolutamente d’accordo mio caro, forse ho dato un’impressione sbagliata. Ma la penso come te. Un bacione caro Marco. Isabella

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      • Cara Isabella, le tue parole erano chiare e le condivido in toto. La mia era una semplice esternazione, peraltro ingigantita da altre mie visite di questi ultimi giorni, sul fatto che la cura di monumento possa essere affidato ad un privato, per quanto di buon cuore. Un bacione, Marco

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      • Figurati Marco non volevo mica riprenderti…mi sei troppo caro . E non mi permetterei mai oltretutto. Ti auguro una dolce notte caro amico. Ti abbraccio forte. Isabella

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