Torre delle Bebbe. Una torre medioevale a Chioggia

La torre delle Bebbe potrebbe rappresentare a buon titolo uno dei simboli più significativi delle genti veneziane. Essa, infatti, è una rara testimonianza di una storia lunga di secoli, che ha visto l’alternarsi di uomini e donne; e il susseguirsi di guerre sanguinolente e di trattati di pace precari.

Oggi, chi si prende la briga di posare il proprio sguardo distratto, rimarrà forse deluso non trovando altro, che un ammasso di piere vecie, non rendendosi conto di trovarsi di fronte a quella che fu forse uno dei capisaldi più avanzati nell’area meridionale del nascente dogado veneziano.

I meno distratti saranno presi dal rammarico per la distruzione di un tale monumento storico e, probabilmente, si porranno all’ascolto delle voci di vita vissuta, ormai echi lontani di un passato altrettanto lontano.

La sua visita non presenta alcuna difficoltà, sebbene la sua ubicazione sia alquanto defilata dalle attuali strade di maggiore percorrenza locale.

Si raggiunge dapprima l’abitato di Cà Pasqua, una piccola frazione del Comune di Chioggia, per proseguire in direzione di Cavarzere. Qualche chilometro ancora e la torre appare solitaria ai bordi della strada, attorniata per la maggiore da campi coltivati ad orto e a frumento.

La morfologia attuale del territorio e i pochi ruderi della torre, transennati alla meno peggio, possono ben poco aiutare l’immaginazione a contestualizzarla nello spazio e nel tempo del suo massimo fulgore. Eppure la tradizione storiografica locale, attestata a grandi linee dagli studi più recenti, narra di un articolato complesso fortificato, circondato da fiumi navigabili, da paludi e, nel contempo, posto sulle direttrici viarie che confluivano da Padova, Ferrara e Adria, tra le quali un tratto secondario dell’antica via romana Popillia.

Il fortilizio non esauriva le sue funzioni nell’esclusivo ambito di presidio militare, ma assolveva alle mansioni di barriera doganale – per intascare lauti dazi e contrastare il contrabbando – e di punto commerciale. Pertanto non dovevano mancare le relative strutture per dare conforto ai viandanti.

La lapide affissa sul rimanente tratto murario ricorda i momenti salienti della sua storia, seguendo quanto elaborato dalla storiografia locale nel corso dei secoli, non sempre giustificata dalla moderna scienza archeologica.

La sua fondazione viene attribuita al duca esarcale Deusdedit negli anni 742/745, dopo aver trasferito la capitale dell’Esarcato da Cittanova a Malamocco, in seguito al periodo di grande crisi tra l’Impero Bizantino e i Longobardi.

L’etimologia del nome della torre è incerta. Gli storici del passato si sono sbizzarriti in una ridda di teorie, molte delle quali sconfinate nel mondo della fantasia. Si crearono così due distinti filoni principali. Il primo lo faceva derivare da un vicino canale, conosciuto con l’idronimo Bebia. Il secondo, invece, ricordava un’ipotetica antica famiglia romana, la Baebia, che possedeva buona parte di quei latifondi.

Per tutto il medioevo, la torre fu coinvolta in sanguinose lotte. Il primo episodio che la vide protagonista è legato alla discesa dei Franchi, volta ad occupare le isole realtine. Dopo un breve assedio, la guarnigione dovette capitolare di fronte alla superiorità numerica dei nemici. Eguale sorte la ebbe con le terribili scorrerie degli Ungheri. Andò meglio negli anni successivi. Resistette agli assedi degli Adriesi, dei Ravennati, nonché dei Trevigiani e dei Padovani. Durante la famosa Guerra di Chioggia, dopo una strenua resistenza, dovette arrendersi all’armata genovese, dotata delle nuove micidiali bocche di fuoco, ideate dal monaco e alchimista tedesco Berthold Schwarz. Venne ripresa dai Veneziani nel 1380, in seguito alla sconfitta del distaccamento genovese, forte di almeno quaranta armati, guidati dall’ammiraglio Ambrogio Doria.

Non è facile stabilire quando la Torre delle Bebbe abbia cessato di svolgere la sua funzione; e se l’evento sia stato determinato da un graduale degrado o da altri fattori, quali un atto di guerra o un incendio. La datazione effettuata sugli oggetti rinvenuti in loco e, soprattutto, l’assenza di reperti archeologici successivi proverebbero l’abbandono della torre nel XVIII secolo.

Oggidì della torre è rimasto ben poco. Di essa è visibile l’impianto fondazionale a forma quadra irregolare, costituita da grossi massi di pietra. Tre dei lati perimetrali sono crollati, mentre del quarto rimangono due metri di tessitura muraria eterogenea, essendo costituita da ciottoli e da laterizi di epoca imperiale romana, variamente dimensionati, provenienti da qualche insediamento rurale di età romana.

I reperti archeologici rinvenuti nell’area, grazie alle recenti indagini sul sito, sono esposti nella sezione medioevale del Museo Civico di Chioggia.

 

12 commenti su “Torre delle Bebbe. Una torre medioevale a Chioggia

  1. In effetti, passando in auto dalla strada non si intuisce granché della bellezza e importanza della torre, e delle sue vitali funzioni nei tempi che furono… peccato che una costruzione di grande rilevanza nel passato sia stata lasciata a tale incuria e degrado, solo un grezzo rudere che ai più nulla ha da dire… un vero peccato, grazie per aver raccontato la gloriosa storia della torre di Bebbe!

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  2. Sappiamo il periodo in cui è stata abbattuta (da guerre), demolita o, semplicemente, trascurata? Certo che una fotografia della stessa aiuterebbe molto la comprensione dell’articolo.

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    • Il complesso fortificato, al quale apparteneva la torre, ha subito gravi danni durante la Guerra di Chioggia (1378-1381), cosa che ha determinato la sua graduale spoliazione. Per quanto riguarda la Torre, essa è stata lasciata al suo destino. I danni maggiori sono da attribuire al semplice disinteresse e al continuo saccheggio, operato dal XVIII secolo in poi, soprattutto dai proprietari delle vicine fattorie. Si raccontano molti annedoti a questo riguardo. Tuttavia una ricerca archeologica a tutto tondo sull’area potrebbe rivelare qualche sorpresa. La vicina base missilistica – vi erano installati i Nike Hercules della Guerra Fredda – ha impedito la devastazione sistematica del sito. Per quanto riguarda le fotografie, beh… osservazione più che mai giusta. Cercherò di ovviare il prima possibile. Grazie per il suo contributo.

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  3. Punta Castellazzo è un modesto promontorio del litorale mediterraneo tra capo Isola delle Correnti, nel comune di Porto Palo nel siracusano, e punta Cirica, nel comune di Ispica nel ragusano. Fu ridicolo presidio militare a vigilare quella frontiera di mare contro gli sbarchi nemici della seconda guerra mondiale. Sulla parte più prospiciente ci sono ancora gli scavi per i camminamenti a protezione dei soldati durante i loro turni di guardia.

    Tutto il sito, per i locali, è conosciuto come porto Ulisse, perché si ritiene che quel condottiero vi fece sosta durante il suo decennale peregrinare per mare, ché gli Dei avversi ne impedivano il ritorno a Itaca.

    Sicuramente il fondale alla sinistra del promontorio sommerge strutture portuali che si ritiene siano state in uso sino ad epoca bizantina. E spesso è luogo di ritrovamenti di naufragi di navigli dai Fenici ai nostri giorni. Si dice che san Paolo e, secoli dopo, sant’Ignazio di Loiola abbiano fatto qui fortunoso approdo, scampati miracolosamente a naufragi.

    Perché tanto fuori tema a commento di questo bell’articolo?

    Perché sul finire degli anni ’50 qui costruirono una torre militare per le esercitazioni Nato aereo-navali sul canale di Sicilia, che durarono per circa due decenni.

    Quando i predatori si accorsero che il sito non era più presidiato, lesti iniziarono la spogliazione di tutto ciò che era asportabile, lasciando solo gli scheletri, ancora visibili sulle mappe satellitari di Google.

    È una regola universale, su qualsiasi bene, anche modesto come una bicicletta rugginosa, quando odora di abbandono: nei pressi di casa mia, di una di queste biciclette rimane solo il telaio malridotto penzolante da una ringhiera con ancora la sua bella catena a protezione.

    Scusami per il mio lungo fuori luogo.

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  4. Pingback: Torre delle Bebbe. Una torre medioevale a Chioggia — VOCI DAI BORGHI | l'eta' della innocenza

    • Vale la pena, davvero. Percorrendo la strada che da Ca’ Pasqua, frazione del Comune di Chioggia, conduce a Cavarzere, la torre è facilmente visibile. A poca distanza sorge la dismessa base missilistica, una volta dotata dei famosi Nike Hercules e, stando alle dichiarazioni dei disertori del Kgb, era considerata una degli obiettivi strategici da parte dell’ex Patto di Varsavia. Grazie per il commento

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