Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenem…
Pubblicato il 11 Mag 2018 da vocidaiborghi
Da qualche giorno mi ero proposto di pubblicare qualche riga su uno dei monumenti rimasteci della Via Annia, l’antica strada romana che da Adria conduceva alla grande metropoli di Aquileia. Il manufatto, l’opera di ingegneria si trova a Ceggia, un piccolo comune del Veneziano a pochi chilometri da San Donà di Piave. Purtroppo, nel corso dei decenni le arature hanno in buona parte cancellato la possibilità di compiere delle ricerche stratigrafiche accurate, ma le scoperte fortuite e le fotografie aeree hanno permesso di ricostruire il contesto, nel quale trovava posto il ponte romano, risalente al I-II secolo d.C.. Dopo la sua scoperta, avvenuta nel 1949, nella tenuta agricola della famiglia Loro, quello che rimane del ponte, tra l’altro evidenziato nelle guide turistiche – cartacee e quant’altro -, sembrava aver trovato nuova vita. Oggi, sono ritornato per poterlo fotografare da una prospettiva diversa. Bramoso di pormi di fronte a lui- ogni volta che lo rivedo è come se rivedessi un amico col il quale ho una particolare intimità – il pranzo e il caldo di queste ore sono passati in secondo ordine. Lo confesso, la sola idea di far conoscere ai miei nuovi amici un antico amico mi emozionava e non poco. Minuti dopo, il tempo di parcheggiare la macchina e di fare quattro passi, non ho creduto ai miei occhi. Quello che avevo di fronte mi ha dir poco sconcertato. La fotografia che pongo in evidenza – quella sul titolo – è di qualche tempo fa, mentre quelle sottostanti sono attuali. Forse un collega irlandese, specializzatosi nelle civiltà italiche preromane, aveva ragione da vendere nella sua provocatoria affermazione, che noi italiani siamo indegni conservatori di un sì mirabile “lista di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale” (Convenzione Unesco del 16 novembre 1972), riferendosi alla situazione della conservazione del patrimonio culturale, presente in ogni regione dello Stivale. Ad maiora.
Categoria: Ad maiora, Ceggia, Ponti romani, Via Annia
Nessun evento imminente
l’Italia è colma di resti storici, spesso sconosciuti e poco valorizzati. Bisognerebbe averne più cura e farli conoscere anche ai turisti.
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Sono perfettamente d’accordo con te.
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Abbiamo avuto un ministro che ha affermato che con la cultura non si mangia, quest’uomo non solo ha dimostrato la sua ignoranza ma ha favorito un clima contro la cultura che ha dato i suoi frutti. Se noi tutti riuscissimo a vedere la parte economica della conservazione e fruizione dei beni culturali, non solo riusciremmo a mangiarci ma risolleveremmo le sorti economiche di questo paese. Purtroppo i vari governi hanno affossato la scuola e l’educazione e questi sono i risultati. Io penso alla mia Taranto, ha la città vecchia ricca di memorie ma che sono abbandonate e in rovina. Dovremmo cercare di fare qualcosa.
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Conosco Taranto, una città dalle mille sfumature e non solo culturali, che aspettano solo di essere valorizzate a dovere
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sembrano due mondi diversi la foto in cima al post e quelle attuali sul fondo.
Qualunque altra nazione sfrutterebbe al massimo il potenziale dei nostri tesori ma per molti sono solo pietre da buttare nel rusco.
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Condivido ogni parola
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Ciao, scrivo a te come ho fatto con gli altri blogger per far sapere che io, quando pubblicate, non ricevo più le notifiche via mail. Appena ho tempo vi cerco uno ad uno e vi leggo anche se così è molto complicato. Non so cosa sia successo, spero di risolvere il problema. A presto
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Non ti preoccupare e grazie per la tua attenzione. Alla prossima
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Il Tuscolo qui da noi è messo anche peggio, ville, teatro, magazzini e borgo regalati alle erbacce, neanche i tabelloni si salvano, la zona meriterebbe una maggior cura, fosse anche solamente per ciò che regala a livello naturale.
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Non è una bella notizia. Il solo immaginare che Tuscolo, tra i siti archeologici più importanti italiani, sia ridotto così è a dir poco angosciante. Pensare che la memoria di una nazione sia abbandonata alle erbacce e, perché no, il futuro della gioventù- pensiamo solo alla filiera lavorativa intorno alla vera bellezza italiana – lascia l’amaro in bocca. Grazie per il commento, anche se, in verità, avrei desiderato che un tale scempio fosse solo una cosa locale e non così generalizzata.
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…. concordo con il tuo collega irlandese 😉
apprezzo molto il taglio “leggero” delle esposizioni e soprattutto la scelta degli argomenti: non sono uno specialista ma, nel settore, o si trovano papardelloni che stendono chiunque oppure …. non si trova
grazie!!!
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beh, innanzitutto grazie per il tuo commento. È vero, non lo posso negare, molti autori di post storici si dilungano sulle fonti, spesso appesantendo lo scritto, ma è una semplice deformazione professionale. Non è semplice stringare un testo di questo genere. Si ha sempre la sensazione di non offrire tutte le testimonianze utili per la maggiore comprensione del testo scritto, dimenticando il ruolo prioritario dello stesso, ovvero di offrire al lettore le giuste indicazioni, affinché da solo possa giungere alla più obiettiva valutazione del fenomeno storico preso in oggetto. Infine, un grazie ancora, poiché più volte – sempre direi- è un problema che mi si ripropone quando posto qualcosa; ed averlo evidenziato mi ha fatto piacere. Grato delle tue visite
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E’ indubbio che a noi si addice lo scempio. Si potrebbe dire , forse esagerando, una scelta di vita ? Quanti luoghi interessanti abbiamo lasciato andare in rovina ? Veramente non so che dire. Complimenti per il blog. Buona serata. Isabella
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mi consolo pensando che ad Aquileia i soldi dell’Unesco sono stati spesi bene
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Infatti. Per fortuna Aquileia è una realtà tra molte.
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Splendide vestiga della nostra storia.
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