Il castello di Andraz

Nei pressi del comune di Col di Lana, il Fodòm ladino, al confine tra la provincia di Belluno e quelle di Trento e Bolzano, in una splendida vallata vi è una chicca dell’età medioevale. Siamo a Livinallongo, nella minuscola frazione di Castello; e qui, sopra un’imponente roccia, che si staccò da una vicina montagna nella lontana età glaciale, si erge maestoso il castello di Andraz o di San Raffaele. Non fu certamente dovuta al caso una simile scelta. Da questo punto è stato possibile dominare non solo le vie provenienti da Belluno o quelle settentrionali di Bressanone o Castel Badia, ma anche il percorso di Ampezzo, attraverso la sella del Falzarego.

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La prima storia del castello è difficile da ricostruire con esattezza, ma alcuni documenti dell’archivio vescovile di Bressanone proverebbero che i suoi natali dovrebbero risalire al Mille, ma parliamo di testimonianze che abbisognerebbero di ulteriori conferme e necessari confronti. L’incerto delle fonti testimoniali sembra perdurare sino alla fine dell’XI secolo, poiché, intorno al 1221, le nebbie sembrano dipanarsi, finalmente, di fronte alla presenza della famiglia Schoneck, che ricevette il castello dal vescovo conte di Bressanone. Questa non era una famiglia di perfetti sconosciuti alla storia della regione, dato che, vassalli del vescovo di Bressanone, erano i signori di Rodengo in Val Pusteria e dei territori sopra Marebbe; peraltro erano stati investiti dal titolo di giudici provinciali dal conte del Tirolo e di Gorizia. Da quel momento, sebbene i nomi delle famiglie proprietarie nel corso del tempo risuonassero diversi nelle stanze del castello, il vescovo conte non lo perse mai di vista, data la sua importanza strategica nella regione. Intorno al 1416, l’allora vescovo conte lo pose direttamente alle proprie dipendenze, dotandolo di guarnigioni al comando di un capitano.

Tra i vescovi che vi dimorarono – tra i più celebri – è stato senza dubbio Nicolò Cusano, il grande teologo e filosofo. Durante il suo ministero, si trovò spesso costretto a trovare rifugio nel castello, dove, tra l’altro scrisse alcune delle sue opere. Tra il 1457 e il 1460, il suo soggiorno è legato alla contesa che lo vide contrapporsi al monastero benedettino femminile di Sonnenburg, oggi Castelbadia, in Val Badia. Il monastero, sorto dapprima come castello, nel 1039, il figlio del conte Otwin, lo donò alle monache benedettine, dotandolo di vasti possedimenti terrieri. Tra le sue mura vennero ospitate le figlie della nobiltà tirolese non destinate alla gioia della vita laicale; e pare che conducessero una vita non propriamente edificante, almeno stando alle fonti dell’epoca, che ricordano numerosi episodi boccacceschi. A causa di una disputa territoriale con gli abitanti di Marebbe, Verena von Stuben, badessa del monastero, ottenne ragione dal duca Sigismondo d’Austria, che intimò ai Marebbesi le pubbliche scuse nei confronti del monastero e, non contento, dispose anche l’assegnazione di nuovi territori alle monache. Conosciuta l’affinità e l’unione di intenti che legavano il dignitario al Sonnenburg, gli abitanti di Marebbe non si diedero per vinti e non rimasero con le mani in mano. Rivolsero le loro suppliche al vescovo Cusano, che, nel frattempo, aveva intrapreso una difficile riforma della vita monastica. L’abile e scaltra Verena von Stuben, vista la mal parata, prese tempo, promettendo solennemente di adeguare il monastero alla nuova osservanza. La sua strategia, per quanto astuta, non poteva certamente durare a lungo. Dopo anni di scaramucce e di promesse mai mantenute, neppure di fronte alla scomunica e alle richieste della “duchessa Eleonora, moglie di Sigismondo, che la invitava a sottomettersi alle direttive del suo vescovo, la badessa Verena rispose che d’ora in avanti lei e le sue consorelle avrebbero provveduto direttamente alla loro sicurezza e al loro mantenimento; detto fatto, il monastero di Sonnenburg assoldò un gruppo di uomini armati…cui fu affidato il compito di riscuotere, con le buone o con le cattive, le imposte degli abitanti della Val Badia e delle vallate laterali” (G. Piaia, Nicolò Cusano, vescovo filosofo e il castello di Andraz, 2007, p. 26). La chiave di volta, capace di rompere lo stallo nel quale erano caduti ambedue i contendenti, fu il fragore delle armi. La battaglia avvenne il 5 aprile del 1458 nei pressi di Crep de Santa Grazia, sempre in Val Badia. Le truppe fedeli al vescovo sbaragliarono gli uomini di Sonnenburg e a Verena non rimase altro che rinunciare alla carica di badessa del monastero. “La lunga vicenda che aveva opposto un vescovo a una badessa accese la fantasia popolare: si narra che durante una visita del Cusano a Sonnenburg per riformare il monastero la maliziosa badessa avesse fatto servire in tavola da una giovane e bella novizia carne di coniglio, che era allora considerata un afrodisiaco; il vescovo si rifiutò di mangiarla, ed allora Verena la fece riportare in cucina, ove fu tritata e trasformata in polpette, che il Cusano, senza accorgersi dell’avvenuta manipolazione, mangiò poi di gusto” (G. Piaia, op. cit., p. 28).

Come detto, delle prime fasi del castello Andraz non sono pervenute testimonianze scritte o cartografiche, tuttavia gli scavi archeologici, che, peraltro, avrebbero evidenziato un possibile stanziamento mesolitico, hanno definito che esso possedeva delle dimensioni alquanto più ridotte di quello attuale, mentre le strutture interne dovevano essere completamente di legno. Doveva, inoltre, possedere una protezione muraria a valle sotto il masso, attraverso la quale si accedeva al cortile interno. Da qui, volendo accedere alla rocca si doveva percorrere una sorta di scala di pietra, la quale permetteva l’accesso ad una seconda scala, questa volta di legno, che poneva in comunicazione i diversi piani sovrapposti.

Nel Trecento, il Castello, ampliato molte volte, ormai non era più la rozza opera fortificatoria delle origini, ma si era plasmato indissolubilmente all’enorme macigno, assumendo una forma verticistica, obbligando i piani in legno a sfruttare le pendenze e la sagoma del masso stesso; una costruzione ben lontana dal consueto profilo “nucleare” dei castelli vicini, ovvero strutturati attorno al mastio. Il 1484 fu un anno fatale per il castello. Un incendio di vaste dimensioni lo compromise seriamente, tanto da costringere una generale ricostruzione dell’edificio. L’incarico venne affidato ai Maestri Comacini Jacomo, Antonio e Pedro, i quali studiarono i diversi piani, partendo dalle antiche fondamenta. Tra le opere realizzate, si rialzarono le quote dei cortili di qualche metro, adoperandovi le macerie, e si spostò l’ingresso alzandovi una torre angolare. Ormai il castello aveva assunto la veste, sotto la quale oggi si fa vedere. Successivi lavori furono eseguiti nel 1516, sempre in seguito ad un incendio. Sul far del Seicento, il castello conobbe una nuova destinazione d’uso, residenziale ed amministrativa, poiché l’evoluzione delle strategie militari, nonché delle stesse armi, gli fecero perdere la sua valenza originaria.
Il lento degrado che ne seguì toccò il suo apice in seguito alle guerre napoleoniche. Il Castello venne venduto a dei privati, i quali si preoccuparono di spogliarlo degli arredi e di ogni parte asportabile, compreso il tetto. Ulteriori danni seguirono alla Grande Guerra, poiché fu oggetto di bombardamenti da parte delle postazioni austriche, asserragliate sul soprastante Col di Lana.

Ora una breve carrellata di fotografie del castello e dei suoi interni.

 

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Atrio deposito accesso ai piani superori
Cucina
camera capitano
Sala del Capitano
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Cucina
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Cucina

 

 

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Percorso di visita
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Particolare del foro gnomonico di Nicolò Cusano per cogliere il solstizio estivo.1
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Scritte poste sopra il forognomonico
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Copertura in vetro

 

 

 

 

39 commenti su “Il castello di Andraz

    • Grazie a te, che mi leggi così assiduamente. Mi permetto un consiglio. La prossima volta che sei da quelle parti, fargli una visita. Ne vale veramente la pena. È vero, tutto il Tirolo storico pullula di castelli, più o meno belli, ma questo possiede un fascino tutto suo. Grazie, alla prossima

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      • Concordo con te sul Tirolo storico. Ho abitato per tre anni a Bolzano e ho visitato molti castelli e non solo quelli.

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  1. I am sorry I don’t speak Italian, but I wanted to say your posts are great! God bless you in the Name of Jesus! Grace and peace to you Voci Dai Borghi!

    Translation:
    Mi dispiace che io non parlo italiano, ma volevo dire che i tuoi post sono grande!Dio vi benedica nel nome di Gesù! Grazia e pace a voi Voci Dai Borghi!

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  2. Sei un genio in storia dell’architettura. Ti faccio volentieri un Reblog ma dimmi…hai parlato di ladino. Lo sai che, da noi, nel Cantone Grigioni dell’ovest, Vi è la Svizzera romancia dove appunto la lingua è romancia detta anche ladino? E il fatto è che confina con Livigno e Sondrio per l’Italia e l’Austria più sa ovest. Forse c’è un nesso 😃

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    • Sempre gentile. Hai ragione. Il Romancio, il ladino dei Grigioni, è affine al ladino dolomitico e ad alcuni dialetti prelombardi. Ciao, alla prossima 😀

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      • Sei sempre molto informato su questo 😉😉😉

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  3. Il Tirolo storico, bellissimo. Bolzano meravigliosa, tersa e ordinata ma senza ossessione, dove aleggia l’anima di Arturo Benedetti Michelangeli.

    Bello questo castello di Andraz o di San Raffaele, con Nicola Cusano che ci si rifugia, teologo sommo, e, tra le altre cose ambasciatore in Germania e a Costantinopoli, quando c’era ancora l’impero romano!

    Luoghi fascinosi. Sei uno scopritore di luoghi sperduti.

    En passant, mi piace la cultura di lingua tedesca. Il tedesco lo mastico ma non abbastanza da non procurarmi grattacapi quando leggo o parlo.

    Mi dispiace che non ho avuto tempo di visitarti di più. Ma lo farò

    A presto,
    Giovanni

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  4. Bel articolo su un altrettanto splendido manufatto di origine medioevale. Il castello suscita una suggestione incredibile, forse anche complice il paesaggio, arroccato in quel modo sopra uno sperone roccioso, in uno slancio verso l’alto come a incutere timore. Sicuramente dalle origini avrà svolto a pieno il suo ruolo e nel momento di massima espansione doveva essere uno spettacolo!! In Italia ce ne sono di posti bellissimi come questi e forse non basterebbe una vita a vederli tutti. Per cui ti ringrazio per avermi dato la possibilità di “visitarlo”.😃

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  5. E’ sempre molto bello leggere i tuoi articoli
    Professionalità, delicatezza,
    cura del dettaglio ti contraddistinguono
    Grazie per avermi dato la possibilità di conoscere
    le alterne vicende di questo castello,
    e molto belle le immagini
    una buona serata a te,
    ciao Monica 🙂

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    • Grazie per il commento. Comunque, sono del parere che ogni Regione italiana, ogni singola località del Belpaese sia straordinaria, senza pari. Da nord a sud, da ovest ad est l’intreccio tra bellezza, natura e cultura è qualcosa di incomparabile, per quanto il mondo custodisca altre realtà fantastiche.

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  6. Davvero sorprendente questo Castello. Chissà com’era imponente “da nuovo”!
    Grazie per queste belle cose, e mi complimento per la completezza delle informazioni e per le magnifiche immagini di ogni angolazione.
    Bravo/a come narratore e come fotografo/a.
    Ci sono bravi amici davvero,
    Un grande abbraccio.

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