Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenem…
Cavarzere è l’ultimo lembo di terra veneziana, confinando con l’antica città di Adria e, più in generale, con la fertile pianura polesana. Oggi il suo territorio è visivamente costituito da distese senza fine di appezzamenti agricoli, coltivati in maniera estensiva. Nel passato, numerosi acquitrini occupavano parte di questi territori, rendendo l’area in buona parte malsana. La costruzione di canali di scolo e la rettificazione degli alvei dei canali, presenti in grande quantità, permisero la bonifica del suolo.
Il centro abitato è attraversato dal fiume Adige, il cui percorso attuale risale al terribile sconvolgimento idrografico, che cambiò il paesaggio fluviale del basso Veneto, tra cui la terribile alluvione del 17 ottobre del 589 d.C., descritta da Paolo Diacono nella sua “Historia Langobardorum”:
“Eo tempore fuit aquae diluvium in finibus Veneciarum et Liguriae seu ceteris regionibus Italiae, quale post Noe tempore creditur non fuisse. Factae sunt lavinae possessionum seu villarum, hominumque pariter et animantium magnus interitus. Destructa sunt itinera, dissipatae viae, tantum tuncque Atesis fluvius excrevit, ut circa basilicam Beati Zenonis martyris, quae extra Veronensis urbis muros sita est, usque ad superiores fenestras aqua pertingeret…Urbis quoque eiusdem Veronensis muri ex parte aliqua eadem sunt inundatione subruti” Historia Lang., III, 23).
“In quel tempo si abbatté sul territorio delle Venezie e della Liguria e su altre regioni d’Italia un diluvio quale si crede non si fosse più verificato dai tempi di Noè. Per le acque smottarono terreni e ville e grande fu la strage di uomini e di animali. Furono cancellati i sentieri, distrutte le strade e il fiume Adige di ingrossò tanto, che l’acqua intorno alla basilica di San Zeno martire, fuori dalle mura di Verona, arrivò all’altezza delle finestre superiori, pure se … Anche le mura di Verona furono in parte abbattute da quella inondazione”
(trad. Lidia Capo)
Le origini della città non sono certe, come incerti sono i legami con la vicina Adria, per quanto verosimili. Alcune testimonianze successive, invece, riescono a sagomare l’età della romanizzazione, grazie, per esempio, all’individuazione di alcuni tratti del reticolo stradale presente nel territorio.
Comunque sia, Cavarzere è ricordata nei più tardi trattati, stipulati tra le autorità lagunari e i Longobardi o gli imperatori del Sacro Romano Impero, quale il “Pactum Lotharii”, sottoscritto il 23 febbraio 840 dal doge Pietro Tradonico e l’imperatore carolingio Lotario I.
Per quanto fortificata, la città subì saccheggi e rovinose devastazioni, a causa delle ostilità che la videro in prima linea nei conflitti tra l’Esarcato di Ravenna e i Longobardi del re Liutprando, durante la guerra tra Venezia e i Franchi di Pipino, nell’809, e, infine, con le razzie dell’IX e X secolo degli Ungheri.
La cerchia muraria, eretta secondo la tradizione dal doge Deusdedit nella prima metà del VIII secolo d.C., era munita di torri e si snodava per una lunghezza di oltre duecento metri. Ubicato in prossimità dell’Adige, non ancora racchiuso da argini, controllava un tratto del fiume, il cui alveo si restringeva molto, permettendo, di fatto, il controllo delle imbarcazioni in navigazione e dei loro carichi.
Sul nome della località, “Caput Aggeris” si è scritto molto. Alcuni storici del passato collimarono il toponimo con le opere di difesa fluviale, tra i quali lo storico chioggiotto Carlo Bullo.
“Vuolsi che il nome di Cavarzere derivi da Caput Aggeris ossia Capo d’Argine detto anche Caputargilis e Caput Argelle nei mezzi tempi e che tale denominazione le venisse dall’esser costruita in capo dell’argine dell’Adige, perocché in quel punto si pretende che anticamente finissero le arginature di quel fiume” (C. Bullo, Cavarzere e il suo territorio, 1864, p. 9).
Altri studiosi, più verosimilmente, individuavano nella funzione militare della città l’origine del nome stesso, dato che l’arginatura nel cavarzerano avvenne secoli dopo, comunque dopo il XVI secolo. Marco Antonio Sabellico, infatti, ricorda “…Caput Aggeris, Venetorum oppidum recipiunt” (Historiae rerum Venetarum ab Urbe condita, 1556, Libri 33, p. 471), o l’Alberti, che riporta “Poscia evvi Capo di Bastiono, fabbricato nel principio della edificazione di Venezia, ai confini di essa, per sicurezza di questo lato”. (L. Alberti, Descrittione di tutta l’Italia, Venezia 1596. In Laguna, a cura di C. Semenzato, Venezia 1992, Tomo II, p.196).
Nel 1636, anno in cui si ebbe la consacrazione della nuova chiesa, dedicata a San Giuseppe, la rilevanza militare della fortificazione era ormai venuta a meno e, nel corso di poco tempo, venne smantellata spogliandola dei suoi materiali costitutivi per nuovi fini edificatori, scomparendo del tutto.
Nell’estate del 2011, in occasione di alcuni lavori nell’area tra la via Danielato e via dei Martiri, sono tornate alla luce le tracce della chiesa dedicata alla Maddalena, edificio risalente almeno al XIV secolo, e la vicina area cimiteriale; mentre nella vicina piazza Vittorio Emanuele sono emerse la base di una torre e delle strutture, che sono state identificate nelle mura del castello.
Effettuati i rilievi del caso, purtroppo è mancato il coraggio di qualificare i resti nel contesto urbano attuale, seppellendoli nuovamente, tranne una piccola porzione resa a vista, con la presenza di alcuni pannelli illustrativi.
la nostra Italia è colma di luoghi affascinanti da visitare, e leggendo blog come il tuo mi rendo conto di quanti posti non ho mai visto…😉
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Non credo che basterebbe una vita per visitare tutti i borghi del nostro meraviglioso Paese. Ciao, alla prossima
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bel posto
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Bel posto, una storia antica e, soprattutto, gran brava gente
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Pingback: Il castello di Cavarzere — VOCI DAI BORGHI | l'eta' della innocenza
Località amena dai trascorsi turbolenti. Complimenti per i riferimenti bibliografici e iconografici sempre puntuali.
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Grazie, molto gentile
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wow! good detailed shots on bricks
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I tuoi post hanno per me un grane fascino…l’inondazione di cui parla Diacono è ricordata anche da noi qui in Liguria…ciauuuu
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